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The Lady - Recensione

23/03/2012 | Recensioni |
The Lady - Recensione

Premio Nobel per la pace nel 1991, Aung San Suu Kyi combatte da 25 anni con la sua “Lega Nazionale per la Democrazia” la giunta militare al potere da oltre 50 anni in Birmania, uno dei regimi dittatoriali più sanguinosi nella storia dell’umanità.
Sostenitrice della non violenza, icona della pace e del rispetto dei diritti umani, nonostante la vittoria alle elezioni del 1990, è stata per oltre 15 anni agli arresti domiciliari, da cui è stata liberata solo nel 2010, dopo aver scontato un’interminabile separazione da familiari e amici.
Lo straordinario coraggio e l’incredibile determinazione di questa donna minuta, dai modi posati, che da sola tiene testa a 350 mila soldati, sono lo spunto per l’ultimo progetto di Luc Besson.
Il regista parigino, che in una carriera assai variegata, ha affrontato davvero di tutto, dal thriller d’azione all’animazione per i più piccoli, decide in questo biopic di dedicarsi quasi unicamente al lato privato della donna, al suo sviluppo personale, alla travagliata storia d’amore col marito Michael Aris, docente ad Oxford, e all’affetto per i figli lontani.
Dopo un viaggio dalla Gran Bretagna in Birmania per accudire la madre malata, Suu Kyi (Michelle Yeoh), figlia di un importante generale birmano, viene raggiunta da un gruppo di attivisti per condurre un movimento che porti il paese all’agognata democrazia. Nonostante in un primo momento prevalgano le responsabilità di madre e moglie verso i propri familiari, l’amore per il popolo oppresso e la patria soffocata dalla dittatura finiscono col prevalere e l’offerta viene accettata; comincia così la sua campagna contro la giunta militare.
L’assenza di qualsiasi tentativo di spiegare questo passo cruciale è forse il limite maggiore dell’intera pellicola. Besson, così come la sceneggiatrice Rebecca Frayn, dimostrano di conoscere sufficientemente la vita di Aung San Suu Kyi, eppure non riescono a coglierla fino in fondo, falliscono nel tentativo di articolarla. La stessa decisione di rappresentare il lato più intimo della donna con i suoi sacrifici sul piano affettivo, non soffermandosi mai sulle reali e profonde motivazioni politiche, come se qualche discorso sulle montagne birmane, tra donne “giraffa” e montagne inaccessibili, potesse coglierle fino in fondo, finisce col far perdere molto all’eroina e allo stesso film.
The Lady diventa così agiografia pura, il contesto sociale viene appena accennato, la giunta militare è più abbozzata che altro, la storia, quella con la esse maiuscola, viene sacrificata. Il film è forse in fin dei conti un’occasione mancata, la scelta portata avanti dal regista avrebbe potuto essere affiancata da quel carattere e quelle motivazioni che avrebbero dovuto trovar più tempo sullo schermo, restano però le ottime interpretazioni di Michelle Yeoh e David Thewlis così come la fotografia di Thierry Arbogast.
Resta il merito per Besson di aver divulgato una storia che in pochi conoscono e di porre quindi nello spettatore più interessato e meno smaliziato la voglia di informarsi e di saperne di più.

Daniele Finocchi

 


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